L’ ITALIA CHE VORREI

 

MANIFESTO POLITICO

L’attualità politica e le particolari congiunture socioeconomiche che attanagliano il nostro Paese ormai dal 2010 sollecitano coloro i quali amano l’Italia ed il suo popolo ad una profonda riflessione di tipo storico, sociologico, ideologico e culturale.

Tale indagine deve trarre origine dalla valutazione delle motivazioni che spingono gran parte dell’elettorato di centrodestra, ormai da qualche anno, a disertare in massa le urne, a vantaggio di un “doppio binario” elettorale rappresentato delle forze nate del disfacimento della sinistra storica e della nuova progenie del vetero-centrismo catto-doroteo, coagulatesi entrambe nel PD su un versante, e del movimentismo antagonista e antisistema dei 5 Stelle sull’altro.

Da circa 5 anni abbiamo assistito ad una graduale erosione dei voti di centrodestra, voti da sempre assicurati in larga misura dal reale ceto produttivo e vero motore italiano, il c.d. popolo delle partite Iva (liberi professionisti, commercianti, imprenditori, lavoratori privati) che vedevano rappresentati i loro interessi e difesi i loro diritti dalla coalizione che nell’ultimo ventennio è stata capitanata da Silvio Berlusconi.

Questa larga fascia sociale ha perso di schianto fiducia nella sua classe politica di riferimento fino a scegliere scientemente l’astensione dalle urne come forma di ribellione e reazione, permettendo, tuttavia, alla stragrande maggioranza delle burocrazie statali, dell’elefantiaco esercito dei dipendenti pubblici (storico serbatoio di voti del PD, dunque delle forze conservative e delle elite finanziarie di questo Paese) di decidere, in buona sostanza senza avversari,  quasi tutte le ultime competizioni elettorali a vantaggio del PD (solo in realtà territoriali particolari a vantaggio dei 5Stelle) e di conseguenza tutte le scelte di politica sociale, economica, strategica e del welfare nazionale.

Dunque quali fette di popolazione da tutelare dal punto di vista occupazionale/salariale, a quali garantire costante benessere ed accesso ai consumi, a quali lobbies difendere gli interessi economici e gestionali.

Tutto questo senza che le classi private sopradescritte potessero in alcun modo incidere nelle scelte di sistema, potessero veder tutelate le loro legittime aspettative di categoria o professionali.

In sostanza l’elemento centrale e propulsivo dell’economia reale della Nazione è stato estromesso forzatamente dall’utilizzo della plancia di comando della politica italiana, determinando una crisi senza precedenti dei principi liberali e popolari, alla base della svolta democratica italiana nell’immediato dopoguerra, oltreché dello sviluppo economico dei decenni successivi che hanno assicurato benessere diffuso e crescita occupazionale e culturale in diverse generazioni.

Lo spirito e l’obiettivo del Movimento di cui sottoscriviamo questo Manifesto sarà quello di richiamare al voto questa cospicua fetta di elettori.

Un richiamo “alle armi” che sarà imperniato su alcuni punti che reputiamo sostanziali per la ripresa, valoriale ed economica, della nostra amata Italia.

Tuttavia è opportuno preventivamente esaminare il probabile futuro “campo di battaglia” elettorale per capire le ragioni che spingono coloro i quali hanno veramente a cuore le sorti dei nostri figli, dei nostri sacrifici, dei nostri risparmi, dei valori cardine del nostro vivere civile, dei principi fondamentali della nostra storia e cultura millenaria, ad identificarsi, sostenere e battersi per la Rete di Unità Nazionale di Giustizia Civica.

L’attuale geografia dell’offerta politica di centrodestra è rappresentata, ad oggi, da FI come partito guida, cardine del blocco/coalizione ancora incardinato sulla figura di Berlusconi; a seguire un arcipelago di piccole compagini di liberali, conservatori, socialisti e cattolici popolari che sono alla ricerca del loro “epicentro di gravità permanente” che li cristallizzi in un unico soggetto politico, ed infine il blocco c.d. lepenista rappresentato dal binomio Meloni/ ciò che resta della destra sociale e Salvini/Lega Nord.

Di fatto, in sostanza, trattasi di un organigramma di una compagine che, se coesa, costituisce certamente un valido contrasto o una concreta alternativa alla forza/sistema del PD (come il risultato delle amministrative di Milano o della Liguria nel 2015 sottolinea).

Ciò che appare evidente, ad una lettura politologica dello scacchiere in esame, è invece la totale assenza di un contrasto o di un avversario politico, ramificato su tutto il territorio nazionale (in quanto non sottoposto ad una rigida limitazione territoriale come ad esempio la Lega), ma soprattutto per contenuti, per struttura e forme di comunicazione, all’antagonismo antisistemico e populista-giustizialista dei 5Stelle.

Cioe’, nell’assetto di partenza tra coalizioni, il centrodestra appare senza dubbio sprovvisto di quel “corpo d’armata” che possa  contrastare sul suo campo, in quanto esperto di strategie e regole d’ingaggio care ai 5 Stelle, ed in quanto attrattivo per quanti coloro sono sensibili ai temi che senza dubbio costituiscono attualmente il punto di forza degli stessi.

Pertanto, la considerazione che si esprime mediante questa lettura è che sarebbe opportuno di certo creare e presentare una nuova offerta politica per quanti oggi, delusi per le ragioni più disparate dal centrodestra, ma cromosomicamente legati a doppio filo a questa tradizione politica, si spingono a votare 5Stelle o solo per esprimere il proprio dissenso e/o solo per atavico ed acritico contrasto alle sinistre, tornino a rimpolpare le fila della compagine di centrodestra, ritornino alla casa che gli appartiene per ideologia, visione del mondo e difesa di valori, con il conseguente effetto di afflosciare l’esponenziale crescita elettorale dei Grillini.

Il secondo motivo, ma non in ordine di importanza, è senza dubbio rappresentato dalla necessità storica, sociale e culturale di:

  • anteporre gli interessi del popolo italiano alle esigenze di un ingiustificato sostegno finanziario delle elite monopolistiche internazionali o sovranazionali;

Da troppo tempo vediamo i capi di Stato europei, e Renzi ne è l’esempio più lampante, indifendibile ed intollerabile, proni ai voleri di una poco definita lobby di euroburocrati voluti dalle banche e dalle  multinazionali annidata nei meandri della CE, della BCE e del FMI decisa ad affamare il nostro popolo, a svuotare di valori, storia e tradizioni, le nostre peculiarità uniche al mondo.

  • anteporre la difesa della persone, della proprietà, dei diritti e del lavoro del popolo italiano a quello degli immigrati extraeuropei;

Da troppi anni assistiamo impotenti all’invasione incontrastata, anzi voluta e pianificata, (sotto l’egida di una indefinita, ipocrita e mistificatoria ideologia della solidarietà e dell’integrazione, del multiculturalismo e della multireligiosità), delle nostre terre senza che vi sia una giusta, razionale e sostenibile  programmazione degli ingressi nel nostro Paese ed un controllo efficace capace di prevenire e limitare al massimo il rischio  infiltrazione terroristica.

  • sostenere, dopo anni di sottoposizione ideologica e sminuizione sistematica, gli interessi delle classi private in ogni forma, sul piano della garanzia dei diritti costituzionalmente previsti del lavoro, della dignità salariale, della dignità professionale, dei livelli economici, del regime fiscale;

Da decenni sappiamo che il sistema della pressione fiscale italiano uccide i privati, non gli permette di raggiungere livelli accettabili di autonomia negoziale e programmazione aziendale, non permette ai giovani professionisti di posizionarsi adeguatamente nel mercato del lavoro, non induce e sollecita i commercianti ad investire in attività che in altri Paesi costituiscono il motore dell’economia, con l’effetto da una parte di rallentare la crescita nel nostro Paese, dall’altro rendendolo non concorrenziale rispetto a quelli più dinamici ed emergenti.

  • Eliminare gli inutili, costosi carrozzoni politici delle Autorità indipendenti. Esperienza amministrativa fallimentare e senza alcuna produttività in ordine di operatività, risultati e utilità sociale, qualificatisi negli anni palesemente solo come “stipendifici” non meritocratici e sottratti a qualsivoglia controllo pubblico.
  • Ridurre drasticamente il personale di ogni ente pubblico che non abbia una spiccata utilità per la collettività e ricollocare per queste attività “tagliate” l’enorme ed elefantiaco personale ministeriale inutilizzato a svolgere le attività per cui sono pagati. Di conseguenza accorpare organismi, enti, società con maggioranza pubblica in strutture più grandi e più facilmente definibili e controllabili democraticamente dal popolo.
  • Ridurre in maniera decisa e netta il dedalo inestricabile di meccanismi burocratici che soffocano il cittadino e lo pongono in contrapposizione con lo Stato. Lo Stato deve tornare a d essere un amico del cittadino e non l’organismo che lo dissangua, gli impedisce di realizzare le proprie libere e legittime aspirazioni.
  • proporre una capillare riqualifica e riforma delle attuali risorse dell’ Amministrazione dello Stato, da anni ostaggio di fila di burocrati iperpagati con stipendi pubblici fuori controllo e fuori parametri, incapaci pero’ di gestire i cambiamenti sociali e di operare per il bene dei cittadini;
  • determinare un riassetto sostanziale della macchina amministrativa dello Stato secondo dei principi squisitamente meritocratici e di preparazione individuale, anteponendo, senza mai far mancare la equa ed adeguata assistenza previdenziale a chi ha servito lo Stato con onore e dignità per anni, ove possibile, la facoltà di attingere le risorse di personale dai giovani laureati che ormai ingrossano le fila dimenticate dei disoccupati con una scolarizzazione tra le più alte del mondo;
  • ridefinire in maniera più efficace, efficiente e razionale i criteri di selezione attraverso i concorsi pubblici, anche per quelli di grande rilevanza professionale e di responsabilità, spesso humus fertile per i meccanismi del familismo più becero;

Vogliamo una riforma costituzionale seria e non pasticciata come quella di attuale dibattito referendario. Una riforma che tenga conto del fallimento dell’idea della “deregulation per materie” regionale, che ha portato illegalità, sprechi e disorganizzazione in tutte le realtà territoriali. Ci battiamo per l’abbattimento dell’odierno numero delle regioni con la conseguente necessità di accorpamento delle stesse in un numero non superiore a dieci per tutto il territorio nazionale. Siamo per il superamento del bicameralismo perfetto ma attuato con sistemi democratici e razionali come la suddivisione equa della potestà legislativa per materia e per competenza tra le Camera, non l’abolizione senza senso di una di essa. Siamo per la riduzione adeguata del numero dei parlamentari, che dovranno essere eletti con sistemi elettorali meritocratici, trasparenti e  che tengano conto dei titoli e delle competenze di ogni singolo candidato che dovrà costituire un degno rappresentante del popolo. La reintroduzione del vincolo di mandato almeno per ciò che concerne la coalizione che lo ha fatto eleggere. Ci risulta davvero ridicolo ed anacronistico che un individuo con una maturata esperienza politica (come dovrebbe essere un parlamentare della Repubblica Italiana) si candidi come liberale e nella legislatura diventi progressista!!(sic!! Basta con i trasformismi da prezzolati)

Questi punti di svolta dovranno essere basati su un perno imprescindibile e fondamentale: una reale, decisa e democratica riforma della Giustizia. Un paese dove regna l’incertezza e la sfiducia nella Giustizia è destinato a spegnersi e subire l’avanzata inesorabile dell’illegalità. Dunque sollecitiamo un futuro dove vi sia una Magistratura più attenta ed efficiente: una categoria fondamentale e necessaria per assicurare un livello di civiltà e di pace sociale adeguato ad un Paese che voglia definirsi moderno, evoluto socialmente e realmente democratico.

Il primo passo è rappresentato dall’introduzione di nuovi sistemi di selezione dei futuri magistrati , più concreti ed adeguati ai cambiamenti della nostra epoca  e meno astratti e “generalisti”; gli stessi non dovranno svolgere secondi e terzi incarichi solo se in totale assenza di contenzioso arretrato rispetto alla propria mansione ordinaria; che miri a garantire al cittadino “tempistica certa e sostenibile” per il deposito delle sentenze. (lotta alla ”denegata giustizia”); adeguamento degli organici delle cancellerie, strumento di efficienza  primario,  insufficienti su tutto il territorio italiano dal 1993; responsabilità individuale dei magistrati in ordine ad eventuali errori giudiziari che dovessero implicare superficialità o indeterminatezza.

Un importante passo sarà rappresentato dalla separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, con conseguente allargamento della rappresentanza in seno al CSM  della rappresentanza di tutto il mondo giudiziario, anche onorario; implemento (mediante un razionale e serio reclutamento tra gli esperti di diritto e tra le migliori risorse dell’avvocatura aventi comprovate capacità di buon senso ed equilibrio di giudizio) consistente del numero e delle competenze dei Giudici Onorari di Pace Assoluta terzietà rispetto alla politica e agli incarichi ministeriali; aumento dei poteri delle forze di polizia inerenti all’attività di polizia giudiziaria, importante risorsa per il capillare controllo del territorio e della prevenzione della pubblica sicurezza; attuare, attraverso la realizzazione di organismi coordinati dai rispettivi Ministeri, una maggiore sinergia tra le forze di polizia e carabinieri, le quali , già sotto organico, si trovano ad operare in contesti difficili e spesso non riescono ad onorare tutte le emergenze segnalate dai cittadini;

Un punto altrettanto importante sarà rappresentato dall’utilizzo, in linea con i principali Paesi europei, di moderni strumenti deflattivi e stragiudiziali previsti dagli Ordinamenti giuridici più evoluti.

Dotare il nostro sistema giudiziario di un meccanismo snello ed efficace di risoluzione preventiva delle controversie attraverso seri e qualitativi organismi arbitrali crediamo rappresenti il punto iniziale di una reale svolta verso la legalità di questo Paese. Non vogliamo più assistere a giudizi ordinari e di facile risoluzione che durino in media 8 anni e che lascino le parti nell’incertezza e nello sconforto più totale.

Vogliamo una Giustizia di prossimità! Vicina al cittadino, solidale e concreta, che sappia affrontare con preparazione, equità e solerzia tutte le controversie dotandosi di tecnici preparati provenienti dall’avvocatura (ci sono migliaia di validi professionisti under 45 che annaspano sotto le grinfie dei “soliti studi legali”), dalla magistratura onoraria, dalle Università e dalle organizzazioni specifiche.

I meccanismi legislativi con i quali assicurare questa giustizia sono senza dubbio rappresentati dagli istituti giuridici degli arbitrati extragiudiziali e dei tavoli di mediazione di tecnici esperti.

Auspichiamo inoltre una più stretta collaborazione e una maggiore autonomia d’azione alle forze speciali delle forze dell’ordine (che possiedono risorse tecniche spesso di prim’ordine) relativamente al ruolo delle indagini giudiziarie (come accade nei sistemi di common law)al fine di determinare una più specifica rispondenza dei ruoli e delle responsabilità abbandonando il principio, fallimentare a nostro avviso, del Magistrato “tuttologo” (unico esempio in Italia trai Paesi occidentali).

Un altro caposaldo è rappresentato dalle novità sul Fisco.

Innanzitutto dobbiamo ipotizzare forme drastiche di riduzione della pressione fiscale, fino a prospettare soluzioni volte ad incentivare il pagamento delle tasse da parte di tutti, dunque antievasive, e di tipo forfettario come nei più evoluti sistemi anglosassoni (flat tax al 20 %)al fine di consentire ai cittadini di non attingere dal risparmio le proprie risorse volte ai consumi.

Il solo modo di incentivare consumi, crescita produttiva, esportazione e sviluppo del mercato delle merci e del lavoro è l’introduzione di una tassa più bassa che consenta a tutti di pagare in maniera proporzionale ai loro guadagni e redditi individuali.

Il lavoro va sensibilmente detassato per favorire l’occupazione e nuove assunzioni da parte dei privati e dunque nuove risorse per il lavoro autonomo e giovanile.

Vanno introdotte forme assistite di praticantato, di accompagnamento alle professioni e ai mestieri retribuito adeguatamente o quanto meno rimborsato

L’esperienza degli ultimi tre governi da un punto di vista fiscale e finanziario si è dimostrato fallimentare e deficitario. Le scelte di politica commerciale come ad esempio l’embargo con la Russia sono veramente distruttivi per la nostra economia.

Per non parlare della problematica connessa alla moneta unica europea. Per quanto concerne questa spinosa questione siamo per il mantenimento di una moneta unica (euro) ma con condizioni diverse: a “doppio binario” o doppio potere d’acquisto, ciò una moneta che non ricalchi il marco come l’euro attuale ma che sia maggiormente “sostenibile” per salari e stipendi adeguati al potere d’acquisto delle famiglie italiane in questo momento storico. Ciò è possibile come ampiamente dimostrato da economisti ed esperti.

Dunque restare nell’euro ma a condizioni molto più favorevoli per i cittadini italiani. Rispettare i Patti, i Trattati internazionali e quelli che abbiamo sottoscritto con Bruxelles ma rivisitarli e rianalizzarli per capire se effettivamente sottoscritti per il bene della gente comune o solo per i “soliti noti”.

In tal caso rinegoziare solo ed esclusivamente per il bene dei cittadini italiani e nel nome del popolo italiano, unico ed esclusivo titolare della sovranità nazionale.

Non è più sostenibile il dover pagare delle tasse reali su dei redditi virtuali frutto di strumenti vessatori e di continui bombardamenti verso il sistema produttivo, frutto anche di politiche filobancarie scriteriate ed incontrollate, come la storia provata del Governo Renzi-Boschi ci insegna.

Proponiamo quindi una migrazione verso un sistema fiscale che consenta la detrazione di ogni spesa, dall’acquisto del semplice bene di consumo “da paniere” all’acquisto di altro bene o di lusso, per altro già gravato alla fonte da imposte indirette, applicando a tutti l’aliquota fissa del 20% sul reale reddito rimanente.

Tale fatto incrementerebbe senza dubbio i consumi, eliminerebbe l’evasione nella misura in cui, il cittadino committente, potendolo scaricare, chiederebbe e pretenderebbe lo scontrino e la fattura “antifurbetti”.

Invochiamo, conseguentemente ad una riduzione sostanziosa dell’IVA volta ad incentivare gli acquisti e dunque la produzione, anche una presenza più logica  delle strutture ministeriali preposte alla repressione dell’evasione, sostenendola anche  con delle posizioni di supporto e di indicazione all’impresa e reprimendo con vigore gli atteggiamenti volutamente illegali.

Sul versante giuslavoristico andrebbero apportate delle modifiche:

– eliminare la reintegrazione come unico rimedio al licenziamento ingiustificato e prevedere in sostituzione il pagamento di una somma a titolo di risarcimento del danno che deve essere determinata anche nel massimo.

Questa modifica non inciderebbe sulla garanzia del posto del lavoro ma certamente favorirebbe la produttività aziendale, eviterebbe in via “preventiva” il formarsi di sacche di inefficienza.

Dalla parte dei lavoratori andrebbero però rafforzati gli strumenti di assistenza e di ricollocazione e previste forme integrative di indennità di disoccupazione;

– circoscrivere giuridicamente i poteri “interpretativi” del giudice : lasciare cioè alle parti la facoltà di “specificare” i modi ed i casi di risoluzione del rapporto di lavoro, a cui il Giudice del lavoro dovrebbe attenersi in caso di contenzioso, lasciare all’autonomia negoziale delle parti del rapporto di lavoro il potere di determinare, in via autonoma, a certe condizioni le “regole del gioco”, intese come “specificazione vincolante” delle norme generali troppo spesso lasciate alla interpretazione del Giudice (penso alla giusta causa, al giustificato motivo).

– incentivare i rapporti di lavoro autonomo all’interno delle imprese, prevedendo che questi rapporti siano comunque caratterizzati dalla continuità della prestazione;

il lavoratore vedrebbe rivalutata la propria professionalità e riceverebbe gratificazione dal proprio lavoro attraverso assunzione di responsabilità maggiori e attraverso una maggiore redditività della propria prestazione mentre il datore di lavoro vedrebbe realizzata un’impresa flessibile fondata su personale altamente motivato.

Importante in questa ottica sarebbe la necessità di miglioramento anche dell’apprendistato, anticipando l’intervento formativo nelle fasi scolastiche e legando il finanziamento a favore dell’impresa una volta che l’azienda stessa proceda all’assunzione dello studente;

Di grande impatto sociale sarebbe puntare sul ripristino del servizio obbligatorio di leva/civile , servizio individuato non solo nelle forze armate o in quelle di Polizia ma soprattutto in quei corpi od enti/associazioni non a scopo di lucro onde fornire assistenza alle persone più indigenti, oltre che dare un fondamentale supporto all’integrazione di volontari nel 118, croce rossa, ausiliari nel ospedali , personale per i centri di prima accoglienza e supporto domiciliare ANT , sia per gli uomini che per le donne;

-determinare dunque una obbligatorietà, perentoria non ordinatoria, che però poi esclude dai concorsi pubblici quel cittadino che non ritiene opportuno prestare un anno della sua vita al servizio dello stato nei servizi sociali più significativi.

Da tale impegno ovviamente devono essere esclusi i portatori di handicap o chi ha già familiare indigente a cui badare. Lo stesso deve venire impiegato tassativamente nella location a lui favorevole anche in concomitanza con eventuali iscrizioni ai cicli universitari, per il quale al predetto servizio viene riconosciuto un valore aggiunto ai concorsi di accesso alle varie università quale crediti formativi.

L’ultimo punto di questo manifesto ma certamente non ultimo per importanza, è la problematica dell’immigrazione incontrollata.

Questa problematica rappresenta una sfida che possiamo definire vitale ed epocale per l’intero continente europeo e per tutta la civiltà occidentale. Noi siamo per la difesa strenue dei nostri valori millenari, storici, culturali, filosofici, etici, religiosi e laici da ogni forma di oscurantismo e sopraffazione terroristica, qualsiasi sia la sua matrice generante.

Fermo restando la giusta esplicazione degli imprescindibili principi solidaristici e umanitari che ogni società evoluta e civile deve onorare, siamo fermamente convinti che l’immigrazione (o colonizzazione forzata) a cui assistiamo impotenti nel nostro Paese ci porterà nel giro di pochi anni al disfacimento e all’annichilimento della concezione di vita o “stile di vita” o “benvivere” italiano che ci ha reso famosi nel mondo

Per la soluzione di questo gravissimo e crescente problema innanzitutto va attuata, promuovendo e sostenendo un adeguato piano economico di intervento strutturale ed organico congiunto e coordinato tra tutti i Paesi aderenti al Patto Atlantico, mediante una concreta e fattiva operazione di neo-qualificazione occupazionale , agevolata fiscalmente, negli Stati disastrati da cui migrano gli stranieri che arrivano in maniera incontrollata in Europa, in secondo luogo creare delle piattaforme di controllo e smistamento profughi in loco,  con lo scopo e la funzione di gestire in via autonoma il trasporto degli stessi verso le nostre terre , onde evitare il fenomeno abominevole dello “scafismo” internazionale e nello stesso tempo controllarne il flusso, il numero, il rispetto dei diritti umani, le condizioni igienico-sanitarie, la non appartenenza a nuclei od organizzazioni terroristiche e dunque  ridurre gli attuali esorbitanti costi per le Casse Pubbliche.

E’ necessario lungo tutto il territorio nazionale  promuovere legislativamente e finanziariamente il sostegno pubblico per dei “presidi di legalità territoriale per l’immigrazione”.

Quindi sviluppare un sistema di centri per l’immigrazione gestiti e coordinati da figure professionali adeguatamente formate (facilitatori dell’immigrazione) capaci di inserire con criterio e con discernimento  gli extracomunitari nel nostro Paese, facilitandone appunto la comprensione e la compatibilità interraziale ed interreligiosa,  l’apprendimento e lo studio della nostra cultura, esigendone il rispetto nel contempo.

Inoltre resettare e dunque rimodulare giuridicamente il sistema attuale dei “centri d’accoglienza”, organismi quasi esclusivamente per permettere ai soliti ed immancabili “furbetti del quartierino amici degli amici” di lucrare sui nuovi venuti.

Esigere poi che i migranti rispettino la nostra accoglienza e la nostra solidarietà e non consentirgli di “parassitare” sui nostri copiosi investimenti pubblici posposti a loro ausilio e ristoro.

Per coloro che sopraggiungono proponiamo una sanatoria di un anno durante la quale, tutti gli stranieri presenti in Italia,  e i prossimi interessati alla richiesta o rinnovo del permesso di soggiorno,  siano registrati  a mezzo di:

  1. Rilevazione computerizzata delle impronte digitali e della retina oculare.
  2. Dichiarazione di domicilio, e/o residenza, anche se  presso terzi, con l’obbligo della comunicazione dell’eventuale variazione entro un termine e non oltre di giorni 30 alla locale questura di Polizia, previo fermo e espulsione.
  3. Per i soggetti più a rischio o dubbia provenienza identificazione anche a mezzo braccialetto gps.
  4. Versamento di una cauzione di euro 500 che verrà utilizzata sia nel caso di controversia penale per l’incarico del avvocatura d’ufficio e spese legali per il loro eventuale rimpatrio mediante mezzi idonei quali aereo, treno, nave nel paese d’origine.
  5. Lasciapassare consolare con foto valida 10 anni da conservarsi negli archivi dell’immigrazione al fine di avere la documentazione di riconoscimento valida da parte della nazione di appartenenza in caso di smarrimento in territorio nazionale dei documenti ordinari del paese di provenienza (passaporto, patente , carta di identità ) idoneo a far rientrare lo straniero non più regolare in territorio nazionale.
  6. Permesso di soggiorno per il raggiungimento familiare di persone adulte con il versamento di euro 500 all’anno, abbassate ad euro 300 qualora l’interessato sia regolarmente assunto con contratto di lavoro indeterminato e determinato di almeno mesi 4.

Passato il previsto anno di sanatoria, tutti coloro che verranno fermati e non risultino registrati debbono venire immediatamente fermati e accompagnati alla frontiera, perché sicuri portatori di illegalità e disturbo, così come coloro che violano le nostre leggi o creano nocumento al nostro modo di vivere e alle nostre tradizioni.

In questo modo potremo arginare il crescente fenomeno del terrorismo di natura fondamentalista religiosa, frutto di gravi condizionamenti sociali e politici, e riprenderci le nostre terre, le nostre strade, piazze, infrastrutture, case e le nostre vite senza paura del diverso da noi.

 

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